mercoledì 19 febbraio 2014

Avviso Festa conclusiva dei Piccoli lettori

Ricordiamo a tutti i piccoli lettori che la festa conclusiva del ciclo di incontri si terrà
sabato 22 febbraio 
presso la palestra delle scuole medie 
a partire dalle ore 15
I lettori possono portare qualcosa per la merenda insieme (torte, bibite, patatine; provvederemo anche noi animatori). 
Vi ricordiamo inoltre che se siete attori, cioè avete una parte nella scena da recitare, ma non potete venire alla festa, dovreste trovare un vostro amico lettore che vi sostituisca!
Per qualunque informazione o se avete bisogno di contattarci potete scriverci all'indirizza e-mail: piccolilettori.racconigi@gmail.com

Grazie a tutti! 
Vi aspettiamo!

Giada, Chiara, Serena, Elisabetta, Chiara, Lorenzo

I Pirati - squadra ROSSA (copione)

I personaggi sono:
CN = Corsaro Nero
CR = Corsaro Rosso
P1 = primo pirata della ciurma
P2 = secondo pirata della ciurma

[In scena c'è solo il Corsaro nero. il lontananza si sente un rumore. Sono i due pirati che arrivano su di una barchetta]
CN: chi va là? Ditemelo subito o vi sparo!
P1: e se non te lo volessimo dire?
CN: io vi sparo                                   [si sente uno sparo]
P2: Mancato!
[entra di corsa in scena il Corsaro Rosso, fratello del corsaro nero]
CR: smettetela! Dobbiamo andare a recuperare il tesoro! Non fate i bambini come vostro solito!
P1+P”: TESORO?! Ai vostri ordini, corsari!
CR: preparate le barche perche si va a Kuaciakta a trovare il tesoro segreto prima degli spagnoli.
CN: giusto fratello, ben detto! Allora partiamo.
[salgono tutti sulla barca e cominciano a remare]
P1: terra in vista! Remiamo più veloce, dobbiamo arrivare il prima possibile
P2: e facciamo silenzio, probabilmente qui in giro ci sono delle spie
[fanno silenzio e continuano a remare. Dopo un po’ scendono dalla barca]
CN: allora, fratellino caro, tu che dici di essere intelligente, ora, cerca di guidarci verso il tesoro
CR: aspetta! Guardo un attimo la mappa                 [prende la mappa al contrario]
       Bene! Dobbiamo andare su per questo sentiero, poi girare a sinistra, poi una volta a destra e se camminiamo sempre dritto dovremmo arrivare subito alla caverna dove è nascosto il tesoro
[arrivano a un bivio]
P2: siamo a un bivio. Corsaro rosso, Dove dobbiamo andare?
CR: a destra!
[Camminano]
CN: fratello caro, stiamo camminando da un po’ troppo tempo per i miei gusti. Sei sicuro della strada?
P1: non è che dovevamo girare a sinistra?
CR:  ... ops! Mi sa che ho preso la mappa al contario!
TUTTI: ma allora sei proprio scemo! Meno male che eri il corsaro intelligente!
CR: e non vi arrabbiate! Può capitare a tutti, mica sono un navigatore satellitare! Ora torniamo indietro, e al primo bivio giriamo a sinistra.
[tornano indietro. Finalmente trovano la strada]
CN: mi sembra di intravedere una caverna. Forse è proprio quella del tesoro!
P1: si! Guardate c’è scritto quelcosa sull’entrata..
P2: sembra che ci sia scritto... “Dite la formula e il tesoro sarà vostro”
CR: quindi dobbiamo trovare la parola magica per entrare. Quale sarà mai?
CN: Amabarabaccicciccò!                 [la porta resta chiusa]
P1: trecivettesulcomò                                   [chiuso]
P2: abracadabra                                [chiuso]
CR: questo tesoro lo hanno seppellito gli antichi pirati di Tortuga. La parola d’ordine deve essere un qualcosa che piace tanto ai pirati...
CN: come una bella e gustosa torta alla cioccolata e panna?         [si apre magicamente la porta]
P1+P2: guardate la porta si è aperta! Era proprio la torta la parola magica! Corriamo a prendere il tesoro!

[entrano nella caverna e scompaiono]

I fantasmi - squadra ROSSA (copione)

I FANTASMI
[la famiglia scende dall’auto una volta giunta nel giardino della loro nuova casa]
M: wow! Eccoci finalmente nella nuova casa. È davvero bella! Avete visto?
FF: Si, che bella! Poi c’è anche un grande giardino dove possiamo giocare
FM: mamma io ho paura, mi sembra il castello del conte Dracula
P: ehm, in effetti è un po’ inquietante, ma vedrete che ci troveremo bene
[tutti entrano in casa silenziosamente]
FM: perchè in casa ci sono già tutti i mobili?
FF: c’è una leggenda che narra che tutti quelli che vengono a vivere qui, dopo poco tempo, fuggono via e non tornano più. Ci saranno mica i fantasmi?
[M+P consolano il figlio e lo abbracciano]
P: non è assolutamente vero, qui non c’è alcun fantasma. Ora andamocene tutti a dormire, che il viaggio è stato lungo.
[la famiglia si ritira ed entrano in scena i fantasmi]
F1: hei ragazzi avete visto? Ora c’è una nuova famiglia che vive nella nostra casa
F: ma che pizza!
F3: Pizza? Dove pizza???
F4: stai zitto idiota! Adesso che facciamo?
F2: non lo so, sta di fatto che questi se ne devono andare da casa nostra
F1: è vero, qui abitiamo noi da almeno mezzo secolo! Cosa possiamo fare?
F3: io mangerei una pizza!
F2: Mangiamoci una pizza e poi ci pensiamo
[i fantasmi mangiano]
F1: Bene, ora pensiamo
F4: spaventiamoli con degli scherzi! Noi siamo degli esperti in queste cose
[i fantasmi si truccano come se fossero cosparasi di sangue e si avvicinano durante la notte al letto del bambino più piccolo]
TUTTI: BOOOOOOOO!
FM: dai mamma, ancora cinque minuti! [si gira dall’altra parte e continua a dormire]
[i fantasmi se ne vanno rassegnati]
F1: cosa possiamo fare ora?
F2: beh, possiamo riprovarci domani notte, con la bambina
F3: si dai, mettiamole degli animaletti schifosi nel letto!
F4: di sicuro con questo scherzo li mandiamo via

[fanno lo scherzo alla bambina che si spaventa tantissimo, corre dai genitori per avvisarli e anche loro, finalmente vedono i fantasmi. Fuggono tutti via urlando]

I fantasmi - squadra BLU (copione)

Personaggi ed interpreti:
1 Fantasma Formaggino: OMAIMA
2 Fantasma Jack: GASPARE
3 Fantasma Cavaliere senza testa: FABRIZIO
4 Fantasma Ulysse: VANESSA
5 Mamma vampiro: ROSSANA
6 Zia vampiro: ELISA
7 Figlia vampiro Daisy: ALICE
8 Figlia vampiro Roxita: ELISA G


Tutti i fantasmi cantano “Tanti auguri a te” al fantasma Cavaliere senza testa perché è il suo compleanno.
FABRIZIO: Ragazzi sono commosso, non dovevate comprarmi anche la torta!
GASPARE: Massì dai è il tuo cinquecentesimo compleanno, bisogna festeggiare in modo fantasmagorico!
VANESSA: Poi che compleanno sarebbe senza la torta???? Sembra così buona!
OMAIMA: L’ho presa apposta dalla vecchia pasticceria abbandonata. Guardate quanta muffa e quante ragnatele! Minimo minimo è vecchia di due anni! Una sciccheria!

Tutti i fantasmi si mettono a mangiare questa immaginaria torta piena di muffa e ragnatele apprezzandola, tirando le orecchie al Cavaliere senza testa quando, di lato, entra la famiglia di vampiri. Ogni vampiro porta uno scatolone apparentemente molto pesante. I vampiri sono molto stanchi e si accasciano sulle sedie. I fantasmi, appena vedono arrivare i vampiri si nascondono per origliare meglio.
ALICE: Mamma ma io sono stanca morta… anzi, aspetta, che dico??? Io sono già morta!
ROSSANA: Daisy smettila di lamentarti sempre! Lo so anche io che fare trasloco stanca ma nel maniero dove stavamo prima non potevamo più viverci!
ELISA G. : Che peccato, avevo trovato una bara per dormire comodissima nel cimitero affianco al maniero!
ELISA : Ragazze, date retta alla zia, non potevamo più stare li: tra il cimitero ed il maniero ci hanno piazzato un campo interamente coltivato ad aglio… avremmo vissuto sempre con un mal di testa incredibile!
ROSSANA: la zia ha ragione e poi questo castello è l’ideale: è tutto circondato da una foresta e questo vuol dire che non potranno costruire una piantagione d’aglio. E poi i rami degli alti alberi ci oscureranno la luce del sole, quindi smettetela di fare la rugna e venite sotto a darmi una mano con gli altri scatoloni.

I vampiri mollano sulla scena gli scatoloni e se ne vanno. I fantasmi saltano fuori dal nascondiglio e si mettono a curiosare negli scatoloni.
FABRIZIO: Ed ora come facciamo??? Non possiamo condividere il nostro castello con dei vampiri, puzzano, guardate negli scatoloni, non c’è nemmeno uno spazzolino o del sapone!!!!
GASPARE: A parte la puzza, anche noi non è che profumiamo eh! Lo sapete che ho bisogno di assoluto silenzio per dormire la notte, questi qua la notte si svegliano e fanno macello!!!
VANESSA: E poi dovremmo dividere la torta??? No no bisogna sbatterli fuori, e in fretta!!!
OMAIMA: Già, ma come facciamo, dovremmo spaventarli e far venire loro un infarto
GASPARE: Fantasma Formaggino sei proprio senza cervello: come facciamo ad ammazzarli se sono già morti????
OMAIMA: Ops, hai ragione.
FABRIZIO: Chissà magari però hanno paura lo stesso! Che ne dite di riempire la casa di specchi? Loro non si possono specchiare, sicuramente diventeranno talmente tristi che lasceranno il castello!
VANESSA: No ci vorrebbe troppo tempo, possiamo sempre mangiare pasta aglio olio e peperoncino, con tanto aglio, e poi alitargli in faccia!
OMAIMA: Sempre a mangiare pensi tu!!! Ho un’idea migliore: possiamo potare tutti gli alberi della foresta così la luce del sole entrerà nel castello e li arrostirà tutti.
GASPARE: Potrebbe essere un’ottima idea ma non potiamo gli alberi, come farei senza le mie castagne autunnali?? Basta legarli!
OMAIMA: Ottima idea, forza diamoci da fare.

I fantasmi escono di scena ed entra la famiglia di vampiri con altri scatoloni.
ELISA G : Mamma ma quanti giri dobbiamo ancora fare? Questo castello è pieno di scale!!!
ROSSANA: Roxyta non iniziare a lamentarti pure tu eh!
ALICE: Ma… ma… ma questo posto mi sembra diverso da prima, che cosa è successo??
ELISA : Daisy ha ragione, è come se ci fosse più luce…  ma qua non c’è elettricità!
ROSSANA: ODDIO E’ LA LUCE DEL SOLE, FORZA SCAPPIAMO PRIMA CHE CI ARROSTISCA TUTTI!!!

La famiglia di vampiri esce di scena scappando lasciando gli scatoloni e chiedendosi che fine avessero fatto tutti gli alberi della foresta! Rientrano in scena i fantasmi che se la ridono.
FABRIZIO: Mamma mia, avete visto come sono scappati a gambe levate??? Nemmeno con gli spaventi riusciamo a fare questo effetto.
GASPARE: Hai ragione, tra l’altro ci hanno lasciato un sacco di scatoloni pieni di roba! Dentro questo ci sono dei libri!!! Salgari, Dickens, Lewis, Rodari, Calvino… e chi sono questi???
OMAIMA: Ora sei tu ad essere senza cervello! Sono grandi libri per bambini, io li avevo letti tutti quando ero viva!
VANESSA: Pensi sempre ai libri tu??? Guardate non hanno visto la torta! Direi che, oltre al compleanno, dobbiamo  festeggiare per essere riusciti a scacciare i vampiri giusto? Che continuino i festeggiamenti!!!

I fantasmi tornano a cantare tanti auguri a te mentre il Cavaliere senza testa soffia una candelina immaginaria. Soffiata la candelina rientra in scena la famiglia di vampiri che si unisce ai fantasmi e tutti insieme esclamano ad alta voce E riposarono in pace tutti felici e contenti per l’eternità!”

giovedì 13 febbraio 2014

Il leone, la strega e l'armadio (Le cronache di Narnia), il FILM

Ti era piaciuta la lettura del primo capitolo del libro Le cronache di Narnia - Il leone, la strega e l'armadio? Allora ti consigliamo di leggere tutto il libro (lo trovi in qualunque libreria e soprattutto nella nostra biblioteca civica, e se ancora non ti basta qui sotto trovi l'indirizzo web per vedere il film prodotto dalla Disney.
Buona lettura e buona visione!






mercoledì 12 febbraio 2014

Le tre vecchie (I. Calvino)


C’erano una volta tre sorelle, giovani tutte e tre: una aveva sessantasette anni, l’altra settantacinque e la terza novantaquattro. Dunque queste ragazze avevano una casa con un bel terrazzino, e questo terrazzino in mezzo aveva un buco, per vedere la gente che passava in strada. Quella di novantaquattro anni vide passare un bel giovane, subito prese il suo fazzolettino più fino e profumato e mentre il giovane passava sotto 

il terrazzino lo lasciò cadere. Il giovane raccolse il fazzolettino, sentì quell’odore soave e pensò: «Dev’essere d’una bellissima fanciulla». Fece qualche passo, poi tornò indietro, e suonò la campanella di quella casa. Venne ad aprire una delle tre sorelle, e il giovane le chiese: – Per piacere, ci sarebbe una ragazza in questo palazzo?
- Signorsì, e non una sola!
- Mi faccia un piacere: io vorrei vedere quella che ha perduto questo fazzoletto.
- No, sa, non è permesso, – rispose quella, – in questo palazzo si usa che fin che una non è sposata, non la si può vedere.
- Il giovane s’era già tanto montato la testa immaginandosi la bellezza di questa ragazza, che disse: – Tanto è, tento basta. La sposerò anche senza vederla. Ora andrò da mia madre a dirle che ho trovato una bellissima giovane e la voglio sposare.
- Andò a casa, e raccontò tutto a sua madre, che gli disse: – Caro figlio, sta’ attento a quel che fai, ché non t’abbiano a ingannare. Prima di fare una cosa così bisogna pensarci bene.
- E lui: – Tanto è, tanto basta. Parola di Re non torna più indietro -. Perché quel giovane era un Re.
Torna a casa della sposa, suona il campanello e va su. Viene la solita vecchia e lui domanda: – In grazia, lei è sua nonna?
- E già, e già: sua nonna
- Dato che è sua nonna, mi faccia questo piacere: mi mostri almeno un dito di quella ragazza.
- Per ora no. Bisogna che venga domani.
Il giovane salutò e andò via. Appena egli fu uscito, le veccie fabbricarono un dito finto, con un dito di guanto e un’unghia posticcia. Intanto lui dal desiderio di veder questo dito, non riuscì a dormire la notte. Venne giorno, si vestì, corse alla casa.
- Padrona, – disse alla vecchia, – son qui: sono venuto per veder quel dito della mia sposa.
- Sì, sì, – disse lei, – subito, subito. Lo vedrà per questo buco della porta.
E la sposa mise fuori il finto dito dalla toppa. Il giovane vide che era un bellissimo dito; gli diede un bacio e gli mise un anello di diamanti. Poi, innamorato furioso, disse alla vecchia: – Lei sa, nonna, che io voglio sposare al più presto, non posso più aspettare.
E lei: – Anche domani, se vuole.
- Bene! E io sposo domani, parola di Re!
Ricchi com’erano, potevano far apparecchiare le nozze da un giorno all’altro, tanto non gli mancava niente, e il giorno dopo la sposa si preparava aiutata dalle sue sorelline. Arrivò il Re e disse: – Nonna, son qua.
- Aspetti un momento, che ora gliela accompagniamo.
E le due vecchie vennero tenendo sottobraccio la terza, coperta da sette veli. – Si ricordi bene, – dissero allo sposo, – che finché non sarete nella camera nuziale, non è permesso vederla.
Andarono in chiesa e si sposarono. Poi il Re voleva che si andasse a pranzo, ma le vecchie non permisero. – Sa, la sposa a queste cose non è abituata -. E il Re dovette tacere. Non vedeva l’ora che venisse la sera, per restare solo con la sposa. Ma le vecchie accompagnarono la sposa in camera e non lo lasciarono entrare perché avevano da spogliarla e metterla a letto. Finalmente lui entrò, sempre con le due vecchie dietro, e la sposa era sotto le coperte. Lui si spogliò e le vecchie se ne andarono portandogli via il lume. Ma lui si era portato in tasca una candela, l’accese e chi si trovò davanti? Una vecchia decrepita e grinzosa!
Dapprima restò immobile e senza parole dallo spavento, poi gli pigliò una rabbia, una rabbia, che afferrò la sposa di violenza, la sollevò, e la fece volar dalla finestra.
Sotto la finestra c’era il pergolato d’una vigna. La vecchia sfondò il pergolato e rimase appesa a un palo per un lembo della camicia da notte.
Quella notte tre Fate andavano a passeggio pei giardini: passando sotto il pergolato videro la vecchia penzoloni. A quello spettacolo inatteso, tutte e tre le fate scoppiarono a ridere, a ridere, a ridere, che alla fine le dolevano i fianchi. Ma quando ebbero riso ben bene, una di loro disse: – Adesso che abbiamo tanto riso alle sue spalle, bisogna che le diamo una ricompensa.
E una delle Fate fece: – Certo che gliela diamo. Comando, comando, che tu diventi la più bella giovane che si possa vedere con due occhi.
- Comando, comando, – disse un’altra Fata, – che tu abbia un bellissimo sposo che t’ami e ti voglia bene.
- Comando, comando, – disse la terza, – che tu sia una gran signora per tutta la vita.
E le tre Fate se ne andarono.
Appena venne giorno il Re si svegliò e si ricordò tutto. A sincerarsi che non fosse stato tutto un brutto sogno, aperse la finestra per vedere quel brutto mostro che aveva buttato giù la sera prima. Ed ecco che vede, posata sul pergolato della vigna, una bellissima giovane. Si mise le mani nei capelli.
- Povero me, cos’ho fatto! – Non sapeva come fare a tirarla su, alla fine prese un lenzuolo dal letto, gliene lanciò un capo perché s’aggrappasse, e la tirò su nella stanza. E quando l’ebbe vicina, felice e insieme pieno di rimorso, cominciò a chiederle perdono. La sposa gli perdonò e così stettero in buona compagnia.
- Dopo un po’ si sentì bussare. – E’ la nonna, – disse il Re. – Avanti, avanti!
La vecchia entrò e vide nel letto, al posto della sorella di novantaquattro anni, quella bellissima giovane. E questa bellissima giovane, come niente fosse, le disse: – Clementina, portami il caffè.
La vecchia si mise una mano sulla bocca per soffocare un grido di stupore; fece finta di niente, e le portò il caffè. Ma appena il Re se ne uscì per i suoi affari, corse dalla sposa e le chiese: – Ma com’è, com’è che sei diventata così giovane?
E la sposa: – Zitta, zitta, per carità! Sapessi cos’ho fatto! Mi sono fatta piallare!
- Piallare! Dimmi, dimmi! Da chi? Che mi voglio far piallare anch’io.
- Dal falegname!
La vecchia corse giù dal falegname. – Falegname, me la date una piallata?
E il falegname: – Oh, perbacco. Va bene che lei è secca come un asse, ma se la piallo va all’altro mondo.
- Non stateci a pensare, voi.
- E come: non ci penso? E quando l’avrò ammazzata?
- Non stateci a pensare, ho detto. Vi do un tallero.
Quando sentì dire “tallero” il falegname cambiò idea.
Prese il tallero e disse: – Si stenda qui sul banco che di piallate gliene do quante ne vuole, – e cominciò a piallare una ganascia.
La vecchia lanciò un urlo.
- E com’è? Se grida, non se ne fa niente.
Lei si voltò dall’altra parte, e il falegname le piallò l’altra ganascia. La vecchia non gridò più: era già morta stecchita.
Dell’altra non s’e mai saputo che fine abbia fatto. Se sia annegata, scannata, morta nel suo letto o chissà dove: non s’è riuscito a sapere.
E la sposa restò sola in casa col giovane Re, e sono stati sempre felici

L'uomo che usciva solo di notte (I. Calvino)



Ai tempi di Babì Babò viveva un povero pescatore con tre figlie da marito. C’era un giovane che ne voleva in moglie una, ma era uno che usciva solo di notte, e la gente non se ne fidava. Così la maggiore non lo volle per marito e la seconda nemmeno; invece la terza accettò. Le nozze si fecero di notte, e appena furono soli, lo sposo le disse: – Devo dirti un segreto: sono stato stregato, e la mia condanna è d’essere tartaruga durante il giorno, e tornare uomo solo di notte; da questa condanna posso liberarmi solo in un modo; devo lasciare mia moglie subito dopo le nozze e fare il giro del mondo, di notte come un uomo e di giorno come tartaruga; se tornato dal giro del mondo troverò mia moglie che m’è rimasta fedele e ha sopportato ogni disavventura per amor mio, ridiventerò uomo per sempre.
- Sono pronta, – disse la sposa.
Lo sposo le infilò al dito un anello con un diamante: – In tutte le occasioni, questo anello ti servirà, se saprai usarlo bene.
Era venuto giorno, e lo sposo si trasformò in tartaruga; e con il suo lento passo, partì per il giro del mondo. la sposa andò a girare per la città per trovare un lavoro. Incontrò un bambino che piangeva e disse alla madre: – Datemelo in braccio a me, che lo farò tacere.
-Brava, sareste, a farlo tacere, – disse la madre. – E’ tutto il giorno che piange.
- Per la virtù del diamante, – disse la sposa, – che il bambino rida, balli e salti! – E il bambino si mise a ridere, ballare e saltare.
Poi entrò in una bottega di panettiere e disse alla padrona: – Prendetemi a lavorare con voi, e non ve ne pentirete. - La presero a lavorare, e lei si mise a fare il pane e disse: – Per la virtù del diamante, che tutti vengano a comprare il pane in questa bottega, finché non ci lavorerò io! – Cominciò un andirivieni nella bottega che non finiva più. Vennero anche tre giovanotti, che, vista la bella sposa s’innamorarono di lei. – Se mi lasci passare una notte nella tua stanza, – le disse uno dei tre, – ti do mille franchi.
- E io, – disse l’altro , – te ne do duemila.
- E io tre, – disse il terzo.
Lei si fece dare i tremila franchi dal terzo e la sera lo fece entrare di nascosto in bottega.
- Aspetta un momento, – gli disse, – che metto il lievito nella farina, anzi fammi questo piacere: mettiti tu un momento a impastare.
L’uomo si mise a impastare, e impasta, impasta, impasta, per la virtù del diamante non poté toglier le braccia dalla pasta e continuò a impastare fino a giorno.
- Be’, finalmente hai finito! – gli disse lei. – Ce ne hai messo di tempo!
E lo cacciò via.
Poi disse di sì a quello dei duemila franchi , lo fece entrare appena buio, e gli disse di soffiare un momento sul fuoco, se no si spegneva. Lui soffia sul fuoco, soffia sul fuoco, per la virtù del diamante continuò a soffiare sul fuoco, gonfio in faccia come un otre, fino alla mattina dopo.
-Che modo di fare! – gli disse lei mattina, – vieni a trovare me e passi tutta la notte a soffiar nel fuoco! – E lo cacciò via.
La sera dopo, fece entrare quello dei mille franchi. – Io devo mettere il lievito, – gli disse; – intanto tu va’ chiudere la porta.
L’uomo chiude la porta, e per virtù del diamante la porta si riapre. Richiudi e riapri, passò la notte e venne il mattino.
L’hai chiusa, questa porta, finalmente? Be’, adesso riaprila e vattene.
I tre uomini carichi di rabbia, andarono a denunciarla. A quel tempo oltre gli sbirri c’erano anche le donne-sbirro che servivano per quando c’era da arrestare una donna. Così quattro donne-sbirro andarono per arrestare la sposa.
- Per virtù del diamante, – disse la sposa, – che queste donne si piglino a schiaffi fino a domattina.
E le quattro donne-sbirro presero a tirarsi manrovesci l’un l’altra da gonfiarsi la faccia di due dita ogni volta. Vedendo che non tornavano le quattro donne-sbirro con l’arrestata, furono mandati quattro sbirri a cercarle. La sposa li vide arrivare e dice: – Per la virtù del diamante, che questi uomini si mettano a saltare a cavallina, – e sull’istante, uno degli sbirri si abbassò con la schiena, un altro gli puntò le mani sulla schiena e saltò, e gli altri due dietro, e così presero a saltare alla cavallina uno dopo l’altro.
In quel momento, col suo passo trotterellante, ecco che arriva una tartaruga. Era il marito che tornava dal giro del mondo, e ritrovando la moglie, tac!, ridiventò un bel giovane e tale rimase accanto a lei fino a tarda età.

Giovannin senza paura (I. Calvino)

C'era una volta un ragazzetto chiamato Giovannin senza paura, perché non aveva paura di niente. Girava per il mondo e capitò a una locanda a chiedere alloggio. - Qui posto non ce n'è, - disse il padrone, - ma se non hai paura ti mando in un palazzo.
- Perché dovrei aver paura?
-Perché ci si sente, e nessuno ne è potuto uscire altro che morto. La mattina ci va la Compagnia con la bara a prendere chi ha avuto il coraggio di passarci la notte.
Figuratevi Giovannino! Si portò un lume, una bottiglia e una salsiccia, e andò.
Amezzanotte mangiava seduto a tavola, quando dalla cappa del camino sentí una voce: - Butto?
E Giovannino rispose: - E butta!
Dal camino cascò giú una gamba d'uomo. Giovannino bevve un bicchier di vino.
Poi la voce disse ancora: - Butto?
E Giovannino: - E butta! - e venne giú un'altra gamba. Giovannino addentò la salciccia.
- Butto?
- butta! - e viene giú un braccio. Giovannino si mise a fischiettare.
- Butto?
- E butta! - un altro braccio.
- Butto?
- Butta!
E cascò un busto che si riappiccicò alle gambe e alle braccia, e restò un uomo in piedi senza testa.
- Butto?
- Butta!
Cascò la testa e saltò in cima al busto. Era un omone gigantesco, e Giovannino alzò il bicchiere e disse: - Alla salute!
L'omone disse: - Piglia il lume e vieni.       
Gíovannino prese il lume ma non si mosse. - Passa avanti! - disse l'uomo.
Passa tu, - disse Giovannino.
Tu! - disse l'uomo.
Tu! - disse Giovannino.
Allora l'uomo passò lui e una stanza dopo l'altra traversò il palazzo, con Giovannino dietro che faceva lume. In un sottoscala c'era una porticina.
Apri! - disse l'uomo a Giovannino. E Giovannino: - Apri tu!
E l'uomo aperse con una spallata.
C'era una scaletta a chiocciola
- Scendi, - disse l'uomo.
- Scendi prima tu, - disse Giovannino.
Scesero in un sotterraneo, e l'uomo indicò una lastra in terra. - Alzala!
-Alzala tu! - disse Giovannino, e l'uomo la sollevò come fosse stata una pietruzza.
Sotto c'erano tre marmitte d'oro. - Portale su! - disse l'uomo. - Portale su tu! - disse Giovannino. E l'uomo se le portò su una per volta.
Quando furono di nuovo nella sala del camino, l'uomo disse: - Giovannino, l'incanto è rotto! - Gli si staccò una gamba e scaldò via, su per il carnino. - Di queste marmitte una è per te, - e gli si staccò un braccio e s'arrampicò per il camino. - Un'altra è per la Compagnia che ti verrà a prendere credendoti morto, - e gli si staccò anche l'altro braccio e inseguí il primo. - La terza è per il primo povero che passa, - gli si staccò l'altra gamba e rimase seduto per terra. - Il palazzo tientelo pure tu, - e gli si staccò il busto e rimase solo la testa posata in terra. - Perché dei padroni di questo palazzo, è perduta per sempre ormai la stirpe, - e la testa si sollevò e salí per la cappa del camino.
Appena schiarí il cielo, si sentí un canto: Miserere meí, miserere meí, ed era la Compagnia con la bara che veniva a prendere Giovannino morto. E lo vedono alla finestra che fumava la pipa.
Giovannin senza paura con quelle monete d'oro fu ricco e abitò felice nel palazzo. Finché un giorno non gli successe che, voltandosi, vide la sua ombra e se ne spaventò tanto che morí.

Italo Calvino: Fiabe italiane


Italo Calvino nasce a Santiago de Las Vegas, nell'isola di Cuba,  nel 1923. Egli è stato un importantissimo scrittore italiano, nonchè internazionale; in gioventù partecipò anche alla Resistenza come partigiano. Intellettuale di grande impegno politico,è stato uno dei narratori italiani più importanti del Novecento. Il padre Giacomo Calvino, era un agronomo originario di Sanremo, mentre la madre, Eva, era una docente universitaria di Matematica. Sin dalla prima giovinezza Calvino compone opere che hanno subito grande rilievo, ma diviene famoso dopo la pubblicazione della rivista intitolata "Menabò" e dopo il lungo viaggio negli Stati Uniti che lo rese uno scrittore di fama internazionale. Molto spesso, dopo il suo ritorno, viene chiamato a partecipare a conferenze in tutte le maggiori città europee.Dopo una vita piena di soddisfazioni culturali e sociali, il 6 settembre 1985, all'età di quasi 62 anni, muore colpito da un ictus.




Fiabe italiane è una raccolta di fiabe uscita nel 1956 nella collana "I millenni" edita da Einaudi. Il volume è composto di tre sezioni che comprendono rispettivamente, le Fiabe del nord, le fiabe del centro e le fiabe del sud. Ciò significa che Calvino ha voluto riunire in un solo libro tutte le fiabe tratte dalla tradizione popolare italiana regione per regione. Infatti il titolo completo del libro è: Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino.

lunedì 10 febbraio 2014

Quiz letterario per Piccoli Lettori

Piccoli Lettori - Quiz generale

Piccoli Lettori - Quiz generale


  1. Chi ha scritto "Canto di Natale"

    Kipling

    Rodari

    Dickens

    Calvino

    Salgari


  2. Che animale è Bagheera?

    Tigre

    Serpente

    Pantera

    Lupo

    Orso


  3. Chi era l'insegnante di Mowgli?

    Baloo

    Bagheera

    Shere Khan

    Mamma Lupo

    Re Luigi


  4. Chi ha scritto "Giovannin senza paura" ?

    Salgari

    Dickens

    Calvino

    Lewis

    Rodari


  5. completa il titolo: "Il leone, la strega e... ?

    la bambina

    il fauno

    l'armadio

    i quattro fratelli

    il mondo di Narnia


  6. Quale opera abbiamo letto dell'autore Emilio Salgari?

    Sandokan

    Il corsaro nero

    La figlia del corsaro nero

    I pirati della Malesia

    Il tesoro della montagna


  7. Dove è vissuto Salgari per la maggior parte della sua vita?

    Venezia

    Bologna

    Napoli

    Torino

    Genova


  8. Chi ha vinto il premio letterario Hans Christian Andersen?

    Salgari

    Rodari

    Lewis

    Kipling

    Calvino


  9. Chi scopre per primo il mondo di Narnia nell'armadio?

    Peter

    Edmund

    Susan

    Il signor Thumnus

    Lucy


  10. Come si chiama l'isola dove si rifugiano i pirati ne "Il corsaro nero"?

    Tortura

    Tartaruga

    Tortuga

    Maracaybo

    Carmaux


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sabato 8 febbraio 2014

Gianni Rodari: Favole al telefono

Gianni Rodari è nato ad Omegna nel 1920 e ha saputo coltivare la sua passione per la scrittura, fino a diventare scrittore di fiabe per bambini

Oltre che scrittore di opere prosastiche, Rodari è stato anche un pedagogista e un giornalista, oltre che vero e proprio poeta. Le sue opere sono state tradotte in moltissime lingue.
Fu inoltre vincitore del prestigioso Premio Hans Christian Andersen nel 1970, proprio perché fu uno tra i maggiori interpreti del tema "fantastico" nonché uno fra i principali teorici dell'arte di inventare storie.

È morto a Roma nel 1980

Favole al telefono
Favole al telefono è stato pubblicato nel 1962 e sono nate, così ci dice Rodari, dallo scontro occasionale di due parole, da errori di ortografia, da giochi di parole...
 Il protagonista è il ragionier Bianchi, un uomo che vive a Varese ed è un rappresentante farmaceutico in giro per l’Italia. Ogni sera, alle nove in punto, anche se lontano da casa, telefona alla figlia e le racconta una favola prima di andare a dormire. Le storie erano così belle che le centraliniste interrompevano il loro lavoro per ascoltare anche loro.

C. S. Lewis: Le cronache di Narnia

Clive Staples Lewis, in breve C. S. Lewis, nasce a Belfast, il 29 novembre 1898 è stato uno scrittore e filologo britannico.
Fu docente di lingua e letteratura inglese all'Università di Oxford, dove divenne amico di J. R. R. Tolkien col quale fondò un circolo di discussione letteraria
Tra le passioni giovanili di Lewis sono molto importanti le storie fantastiche con animali: si divertiva a scrivere storie assieme al fratello, inventando un mondo di animali parlanti chiamati Boxen. Successivamente nel periodo dell'adolescenza Lewis comincia a interessarsi alle storie e alle leggende nordiche
Lewis pubblica nel periodo tra il 1930 e il 1950 la maggior parte delle sue opere. È noto al grande pubblico soprattutto come autore del ciclo di romanzi Le cronache di Narnia.

Lewis muore il 22 novembre del 1963 in seguito all'aggravarsi di problemi cardiaci. Viene sepolto nel cimitero di Headington Quarry Churchyard a Oxford. La morte viene praticamente ignorata dai media perché nello stesso giorno viene assassinato J.F.Kennedy e muore Aldous Huxley.
Le cronache di Narnia (The Chronicles of Narnia) è una serie di sette romanzi per ragazzi di genere fantasy scritti da C. S. Lewis.
Oggi noi leggeremo il secondo libro della saga che si intitola Il leone, la strega e l’armadio.
I protagonisti sono quattro fratelli: Peter, Susan, Edmund e Lucy.


La storia comincia quando i quattro fratelli vengono mandati dalla mamma nel castello di un lontano parente, per allontanarli dalla guerra. Per puro caso, Lucy, la più piccolina, troverà nel grande castello una stanza con un armadio molto molto strano...

I Piccoli Lettori Sul Giornale

La settimana scorsa, sabato 1 febbraio, il Corriere di Savigliano è venuto a farci visita durante il nostro incontro. Ebbene? L'esito delle interviste è sul Corriere di giovedì 6 febbraio! Leggeteci!

Il Libro della Giungla, il film

Ricordate quando abbiamo parlato de "Il libro della giungla"? Ecco qui a voi il link per vedere il film  tratto dal romanzo di Kipling 

Joseph Ruyard Kipling: Il libro della giungla

J. R. Kipling nasce a Bombay nel 1865. Vive in India per diversi anni, quando nel 1889 comincia un lunghissimo viaggio alla scoperta del lontano Oriente, passando attraverso la Birmania, la Cina, il Giappone. Terminato il viaggio si stabilì a Londra

In seguito ad un naufragio durante la luna di miele con la moglie Carrie, fu costretto a stabilirsi in America (Vermont).

Fu durante questo periodo che Kipling iniziò a scrivere racconti per bambini e diede alle stampe Il libro della giungla (1894)
Grazie a questo libro ottenne il premio nobel per la letteratura a soli 41 anni, nel 1907


     IL LIBRO DELLA GIUNGLA
Scritto nel 1894, è un insieme di racconti dedicati al tema della vita nella giungla. Parla di un bambino di nome Mogwli che vive con un branco di lupi nel cuore della giungla.

È aiutato e istruito dalla pantera Baghera e dall’orso Baloo che baderanno a lui, proteggendolo soprattutto dalla feroce tigre Shere Khan, che lo vuole mangiare.
Mowgli viene rapito da un branco di scimmie, ma Baloo e Bagheera riescono infine a salvarlo con l'aiuto del nibbio Chil e del pitone Kaa.
Mowgli ritorna infine nel villaggio abitato dagli esseri umani e qui viene adottato da Messua e suo marito, che credono egli sia il loro figlioletto perduto Nathoo. Ma il piccolo ha qualche problema nell'adeguarsi alla vita umana; intanto Shere Khan, che ancora intende mangiarselo, viene tuttavia uccisa da Mowgli.

Emilio Salgari: Il corsaro nero

  Emilio Salgari nasce a Verona nel 1862, figlio di un mercante di tessuti. Non riuscì a divenire capitano della marina come avrebbe voluto, così si dedico alla scrittura, sua grande passione, diventando giornalista e poi scrittore.
—   Nel 1898 si trasferisce con la sua famiglia a Torino, dove si dedica alla propria attività di scrittore di racconti di avventura. Ogni giorno si recava presso la biblioteca civica, dove trovava mappe e racconti di viaggi esotici che costituivano la base e lo spunto per le sue storie.
—  Nel periodo torinese, Salgari pubblicò più di trenta racconti: è conosciuto soprattutto per aver inventato il personaggio di Sandokan.
Morì nel 1911 e i suoi funerali furono tenuti nel parco del Valentino.

IL CORSARO NERO
Il Corsaro Nero è un romanzo di avventura. Fu il primo di una serie di cinque romanzi collettivamente noti col titolo I corsari delle Antille. Il protagonista di tutti i romanzi è il personaggio del Corsaro Nero  o suoi parenti stretti.
Il romanzo è ambientato nella prima metà del Seicento, quando francesi e inglesi combattevano contro gli spagnoli per il controllo delle coste occidentali dell’America del nord. Per danneggiare le navi spagnole, i francesi e inglesi avevano permesso ai Corsari di navigare nell’Oceano Atlantico e di commettere scorrerie.
    I corsari, allora, scelsero come base l’isola di Tortuga. Da lì partivano per le missioni di assalto delle navi spagnole.